E’ finita

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 E’ finita (Italia, 2015, 25′)

“E’ finita” è il secondo e conclusivo capitolo di un’indagine sul territorio bergamasco ai tempi della fine del lavoro, cominciata con “Il pane a vita”.
Racconta la chiusura di una fabbrica di pianura, ad Osio Sotto, la Cividini: fino a pochi anni fa, una delle più importanti realtà nazionali nel campo dei prefabbricati per l’edilizia.

Dopo l’acquisto da parte di un’altra azienda, la RDB, e dopo una promettente quotazione in borsa, nel giro di pochissimo tempo lo stabilimento di Osio è andato in amministrazione controllata ed è stato chiuso.

Lucio Carboni ci aveva lavorato per trentasei anni. Mohammed Azadi, dopo vent’anni in Italia, ci aveva trovato la stabilità sufficiente per accendere un mutuo, comprare casa e fare una famiglia. Per entrambi ora presente e futuro sono un’incognita.

Honegger e Cividini hanno molto in comune: erano entrambe grandi fabbriche, con un’importante ruolo identitario per il territorio. Rappresentavano due dei campi produttivi più centrali nella provincia bergamasca, il tessile e l’edile. Avevano una popolazione di dipendenti cresciuti nella fabbrica e con la fabbrica. Erano entrambe sostanzialmente sane sul piano produttivo.

Presentano però anche importanti differenze, utili a costruire un confronto. La Honegger aveva manodopera prevalentemente di origine italiana – meglio: valligiana-, a stragrande maggioranza femminile; ed è inserita in un tessuto sociale ed economico tutto sommato ancora solido. La Cividini era un’industria essenzialmente maschile; si era aperta negli ultimi anni ad un importante contributo di lavoro di migranti – principalmente di origine marocchina, pakistana e senegalese – ed è inserita in un tessuto socioeconomico più destrutturato e fragilizzato dalla crisi.

con Lucio Carboni e Mohammed Azadi

e con Imane e Sami Azadi,

fotografia: Luca Caon e Paolo Negro

suono: Alberto Cagol – Nessuno

montaggio: Stefano Collizzolli e Marzia Mete

musiche: Sergio Marchesini e Giorgio Gobbo – Piccola Bottega Baltazar

Il film è disponibile in edizione DVD, assieme ad Il pane a vita. Si può ordinare da qui.

“Il caso Pane a Vita”, una pagina intera di Giuliano Zanchi sul Corriere della Sera, dorso bergamasco.

“Dalla sua prima proiezione (… ) “Il pane a vita” è arrivato in molte città italiane. (…) La sua circolazione sta diventando capillare (…) Ogni giorno si aggiungono nuove date.” Così comincia il lungo articolo di Giuliano Zanchi sul Corriere della Sera – dorso bergamasco.

Potete leggerlo integralmente qua sotto.

L'articolo di Giuliano Zanchi per il Corriere della Sera

L’articolo di Giuliano Zanchi per il Corriere della Sera

Il pane a vita ha vinto al Millenium Film Festival!

Il pane a vita” è stato premiato venerdì scorso, 11 aprile, al Millennium film festival di Bruxelles, vincendo il premio per la sezione “Travailleurs du Monde // World Workers“. Il premio è stato consegnato da Marie-Hélène Ska e da Dominique Cabiaux, rispettivamente presidente e vicepresidente della CSC.

Il regista, Stefano Collizzolli, ha dedicato il premio a tutte quelle ed a tutti quelli che hanno collaborato al film, ed in particolare alle tre protagoniste, Lara Vezzoli e Liliana e Giovanna Ghilardi. La produzione – Caritas Bergamasca, Fondazione Bernareggi e ZaLab, si è unita alla gioia per l’importante vittoria

Il premio è bellissimo: si tratta infatti della possibilità per il film di circuitare in Belgio, tradotto tanto in lingua francese che in lingua neerlandese, in una serie di proiezioni organizzate dal sindacato CSC. Il film sarà in programmazione per un anno, ed ogni proiezione sarà occasione di un dibattito sulla fine di un modello di vita e di lavoro.

Qua si può vedere il video della premiazione (in francese). Per i frettolosi dal minuto 2.43 al minuto 4.12

Qua invece ci sono alcune foto.

Qua le prossime proiezioni del film.

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Il racconto di #paneavitatour

E’ finito #paneavitatour, sette giorni di proiezioni con l’autore ed i personaggi, da Milano ad Appignano del Tronto. Dopo le anteprime ed il tour, il film comincia ora la sua circuitazione normale: qua potete trovare tutte le prossime date (e qua chiedere informazioni per una proiezione).

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Il tour è stato straordinario: occasione di incontri e discussioni vive, con gruppi di persone differenti fra di loro, dalla sala milanese del festival Sguardi Altrove ad un casale restrutturato nella collina cesenate.

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Le tre protagoniste con Stefano Collizzolli prima della proiezione di Gorle

Abbiamo cominciato il 16 marzo 2014 con Sguardi Altrove, film festival milanese dedicato al cinema al femminile (selezionato, in questo caso, non il regista ma evidentemente le protagoniste…), ed abbiamo proseguito il 18 marzo a Gorle, vicino a Bergamo, allo sbocco della val Seriana.

Per la prima volta dopo l’anteprima al Conca Verde di Bergamo e la proiezione ad Albino, tutte e tre le protagoniste erano presenti. In sala c’erano un centinaio di persone, e dopo la proiezione si è rimasti per quasi un’ora a discutere, e ad ascoltare Lara Vezzoli e Giovanna e Liliana Ghilardi raccontare cos’è cambiato, e soprattutto cosa non è cambiato dopo più di un anno di cassa integrazione.

La proiezione era la nona nel territorio bergamasco, dove, grazie al lavoro di Fondazione Bernareggi, il film sta girando molto.

 

 

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In fila per la proiezione

Il giorno successivo, 19 marzo, era la data della decima proiezione in provincia di Bergamo, ad Osio Sotto, e non era una proiezione qualsiasi. Ad Osio, infatti è stato girato molto materiale all’interno del progetto di racconto della crisi sviluppato da ZaLab con Caritas Bergamasca. Questo materiale confluirà in un secondo film documentario, la cui uscita è prossima.

Dopo la proiezione si è parlato a lungo con Don Giuliano Zanchi di Fondazione Bernareggi e con Stefano Collizzolli, di lavoro e della sua mancanza, di solidarietà e di un nuovo modello economico e di convivenza civile ormai necessario. Dal pubblico, molti hanno condiviso esperienze di difficoltà e punti di vista sulle possibili vie d’uscita, e, per la prima volta, qualcuno ha provato a criticare l’eccessiva centralità del lavoro nella vita dei bergamaschi. Non è stata una comunicazione bidirezionale fra palco e pubblico, ma quasi un’assemblea, con una discussione viva ed a tratti dolorosa. Una voltà di più, “Il pane a vita” si conferma in grado di costruire momenti di autocoscienza e di convisione su un passaggio molto traumatico per l’intero paese.

Il 20 marzo  il film si è spostato a Roma, al Fafulla, per la rassegna ZaDoc. La proiezione è stata occasione per il pubblico romano di conoscere e confrontarsi con la montatrice del doc Marzia Mete e con la coautrice del soggetto e rappresentante della produzione Sara Zavarise. Grande commozione per la presenza tra il pubblico della figlia di una operaia della Honegger, lo storico cotonificio, chiuso dopo 123 anni, raccontato nel film.

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La presentazione a Rad’Art. Più tardi eravamo in cerchio. Foto di Abele Gasparini.

Il 21 marzo eravamo a Mercato Saraceno (FC), nello splendido spazio di Rad’Art, un casale sull’Appennino trasformato in luogo di residenze per artisti. La proiezione era la prima uscita di quest’anno per il F.A.C.K festival, Forum di Arte e Cultura contemporanea. Dopo il film, più di due ore di discussione intensa, attenta, orizzontale, attorno al film, attorno al nostro paese ora, alle possibili vie d’uscita, alle pratiche ed alle ipotesi. Punti di vista ed esperienze molto diversi, per un vero momento di scambio in cui tutti hanno preso parola e si son messi in gioco, con Maurilio Pirone di ADL Cobas Emilia Romagna e lavoratori logistica Cesena, Anton Roca – RAD’ART project, Nhandan Chirco, Stefano Collizzolli, Abele Gasparini, Sara Biscioni – Comitato Difesa Sociale, e altri…

 

pane a vvita appignanoDomenica 23 marzo, il tour ha infine avuto una chiusura che è anche un’apertura. Ad Appignano del Tronto (AP), l’Associazione Frammenti ha infatti organizzato la proiezione del Pane a vita come anteprima del festival di video Frammenti. La sala consiliare del comune era piena; dopo il saluto del sindaco Nazzarena Agostini, si è discusso con Arianna Cameli di Frammenti,  Gino Sabatini, presidente di CNA Marche ed Andrea Quaglietti, USB; il film è stato occasione di condivisione e riflessione sulla crisi nel territorio delle basse Marche, ed in particolare della lunga vertenza che si sta trascinando a proposito della delocalizzazione della fabbrica Haemonetics. La splendida ospitalità marchigiana ha fatto il resto.

il pane a vita

Ad ottobre 2012 chiude, dopo 123 anni, il cotonificio Honegger di Albino, nella media valle bergamasca, dove il lavoro è una religione. Al cotonificio il posto al telaio si passava di madre in figlia e le neoassunte avevano la certezza di aver trovato “ol pà ‘n véta”, il pane a vita.

Seguendo per un inverno la vita quotidiana di tre operaie in cassa integrazione, il film racconta il tramonto, ormai definitivo, di un modello di lavoro e di società e il vuoto che ne segue.

Un passaggio che riguarda l’Italia intera, che ha perso un quarto della sua capacità industriale negli ultimi cinque anni. Un passaggio che l’Italia non ha ancora lucidamente affrontato: ora che è finito il pane, come ci reinventiamo la vita?

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Il DVD del Pane a Vita

E’ disponibile da oggi il DVD del Pane a Vita. Si può ordinare da qui: http://bit.ly/1JqmMId
Il DVD contiene la versione integrale del film, il trailer ed E’ finita, il documentario inedito sulla Cividini.

Oltre che in italiano, il DVD è sottotitolato in inglese, francese, spagnolo, tedesco e portoghese, grazie alle traduzioni di Berta Bayon, Andrea Benassi, Margrit Bieder, Daniel Goncalves e Tessa Marzotto.

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La Cividini, industria di semilavorati per l’edilizia situata ad Osio Sopra, dodici chilometri a sudovest del capoluogo, ha chiuso a luglio 2012, in parte per il collasso del settore edile, in parte perché comprata da un altra ditta (la RDB di Piacenza) che, dopo aver usato l’acquisizione per quotarsi in borsa e rastrellare risparmio, ha cominciato una pesante ristrutturazione ed è ora in amministrazione controllata. Lo stabilimento di Osio è attualmente sotto sequestro giudiziario perché vi è stato trovato dell’amianto non bonificato.

Osio è al centro di una conurbazione di rilevanti dimensioni fra Bergamo e Milano. Tra Dalmine e Brembate, Verdello e Verdellino vivono circa 70.000 persone. L’area, storicamente agricola, ha subito una prepotente industrializzazione centrata sulla TenarisDalmine, una delle principali industrie siderurgiche italiane (ora di proprietà olandese), e legata soprattutto all’edilizia. Negli ultimi cinquant’anni sono cresciute una moltitudine di piccole aziende che hanno saturato il territorio di capannoni e costruito una continuità urbana che non lascia respiro.

La Cividini segue questa dinamica: nata come piccola ditta edile familiare, è cresciuta passando di mano in mano per tre generazioni, mantenendo sempre una forte presenza della proprietà direttamente in linea di produzione, con rapporti umani spesso conflittuali ma molto diretti. Con l’acquisto da parte di RDB ha mutato pelle: parziale uscita dal settore dei capannoni, dirigenza lontana e dimensioni di livello internazionale (dodici milioni di italiani vivono in case costruite con componenti RDB).

La chiusura dello stabilimento di Osio – che, compresi i terzisti, dava lavoro a quasi quattrocento persone – è stata annunciata con un comunicato di poche righe in rete. Successivamente, RDB è fallita, ed ora l’intera partita è passata nelle mani del Tribunale di Piacenza e dei curatori.

I dipendenti dell’ex-Cividini sono rimasti senza lavoro e senza stipendio da luglio 2012. La cassa integrazione, prevista per il momento per dodici mesi, ha cominciato ad essere erogata solo a dicembre 2012 – e chi, nel frattempo, è andato in banca a chiedere un anticipo si è visto opporre un netto rifiuto, o proporre poche centinaia di euro.

Alcuni fra i licenziati hanno progettato una cooperativa, che avrebbe dovuto essere finanziata con TFR e buonuscite, ma i curatori fallimentari non hanno ritenuto congrua l’offerta, ed ora gli stessi macchinari che avrebbero dovuto essere rilevati sono in via di smantellamento, e verranno smaltiti come ferro vecchio. L’intera azienda è in via di svuotamento, e ad oggi è impossibile pensare ad un futuro produttivo per l’area.

 

 

Comincia la tournèe belga del Pane a Vita!!

Dopo la vittoria al Millennium Film Festival, il sindacato Belga CSC assieme all’Associazione Diogene, che organizza il Festival Millennium, hanno cominciato ad organizzare una tournée in Belgio per Il pane a vita. Il film circuiterà in versione francese e neerlandese per le principali città del paese: il calendario definitivo sarà disponibile a breve.

La proiezione inaugurale della tournée sarà martedì 7 ottobre a Bruxelles. L’appuntamento è per il 19.00 al CIVA (Rue del’Ermitage, 55, Ixelles, Bruxelles).

Il film sarà presentato da Zlatina Rousseva per il Festival Millennium, e sarà poi occasioni di una discussione con il pubblico e con Carole Crabbé e Delphine Latawiec per il CSC, con il sindacalista cambogiano M. Vong Vuty e con operaie del tessile dal Belgio (Samia Ghorbel) e dalla Cambogia (Mme Hong Chantan).

Per l’autore e per i personaggi è un’emozione inaspettata pensare che un film nato da una profonda attenzione ad un territorio specifico possa parlare oltre i confini nazionali. Siamo in attesa del feedback del pubblico in Belgio!

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Il pane a vita Tour

“Quell’inedito sentimento di resistenza malgrado tutto”

Il tempo è fermo, congelato negli immensi capannoni deserti, svuotati della presenza di uomini e donne, eppure colmi di materiali e macchinari da lavoro, lì pronti per essere azionati; il tempo è fermo, anche quando sembra tornare indietro, al passato del miracolo economico, attraverso gli inserti di immagini d’archivio. Nell’incantesimo filmico del montaggio, una delle protagoniste principali ricarica un pendolo che prende a ticchettare, accostato per contrasto al frastuono assordante delle immagini in bianco e nero della produzione in fabbrica, attrezzature – impalcature dalle cui cavità l’obiettivo coglieva i volti assorti delle operaie.”

E’ uscita in estate ma riusciamo a segnalare solo adesso la recensione di Carmen Albergo per la rubrica Sotterranei della rivista Point Blank. Potete leggerla tutta a questo link

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Una pagina intera sull’Eco di Bergamo

Nell’edizione domenicale dell’11 maggio dell’Eco di Bergamo è uscita una pagina intera dedicata al “Pane a Vita“, con due interviste a Giuliano Zanchi e Claudio Visconti, produttori del film rispettivamente per Fondazione Bernareggi e per Caritas Bergamasca.

“Ci sono tanti modi di fare cultura. Tutti utili e tutti legittimi. Le istituzioni che rappresentiamo non possono però non essere protagoniste du una cultura che nasca dalla fatica degli uomini di costruire un mondo umano”
Cliccate sull’immagine per leggere l’articolo.

eco di Bergamo, domenica 11 maggio 2014

eco di Bergamo, domenica 11 maggio 2014